Hai presente quel gioco in cui prendi frasi da contesti diversi, le unisci insieme, e vedi cosa succede?
Stavo perdendo tempo su fb, saltando da un post all’altro, quando la mia mente ha iniziato a estrapolare e rimettere insieme a ruota libera commenti, battute, allusioni ed ecco cosa ne è uscito!
“I giornali non ci hanno ancora fatto sapere come hanno dormito i vaccini stanotte allo Spallanzani!”
In più “siamo già a fine Dicembre e ancora nulla su quale sarà il mese più freddo dell’anno: Gennaio o Febbraio?”
“Comunque questi inglesi sono extracomunitari da due giorni e già portano malattie!”
“Invece i contagi di dicembre che sono colpa delle discoteche di luglio mentre il calo dei morti di oggi è merito delle restrizioni di ieri?”
Per usare il cashback ci vuole l’app, per avere l’app ci vuol lo spid, per avere lo spid ci vuole il pin, per fare il pin ci vuole il tavolo, per fare il tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero là là la…..!!!
Correva l’anno di grazia 2020 e qualcuno sussurrava “Che la terra ti sia neve, non fiori ma pere di bene… “??
Vedi anche tu cosa cosa succede saltando di post in frasca e attivando una sorta di terzo occhio, che “serietà non è pesantezza ma sapersi immergere totalmente nelle cose, come un bimbo nelle favole“. Irene Sgarbi
P.S.
70 anni fa Eugène Ionesco scriveva l’anticommedia teatrale “La cantatrice calva” definita “un esempio di quanto, a volte, la realtà possa essere più irreale della fantasia”(F.Imbriani).
Ionesco fece parte, insieme a Beckett, Adamov e altri ancora, di quella parte della produzione teatrale chiamata Teatro dell’assurdo.
Tra le caratteristiche del teatro dell’assurdo c’è il deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale e il rifiuto del linguaggio logico-consequenziale. Per dare un’idea ecco un famoso dialogo tratto da “La cantatrice calva: «A proposito, e la cantatrice calva?» «Si pettina sempre allo stesso modo!»
Il teatro dell’assurdo a volte è sotto al nostro naso, così vicino da scomparire agli occhi di chi non coltiva un forte desiderio di risveglio.
In una gaffe del 1956 divenuta famosissima il principe Filippo di Edimburgo si espresse come segue: “Notoriamente non sono mai stato reticente nell’esprimere la mia opinione su argomenti di cui non so assolutamente nulla”.