Ho scoperto il treno.
Dopo una vita al volante ho scoperto il piacere di muovermi lasciando alla strada un ruolo di contorno, di pietanza direi, come una delle tante opzioni possibili.
All’inizio mentre viaggiavo in treno preferivo guardare film o ascoltare musica. Spesso ne ho approfittato per lavorare al pc o rispondere alle chat. Infine ho trovato l’attività che più mi appaga: il silenzio. Mi accomodo in silenzio nella mia pelle e mi godo l’intreccio tra il dentro e il fuori, tra il panorama esterno e quello interno. La pace dura un istante e mezzo, poi la testa fa ripartire il solito ronzio.
Le chiacchiere interiori si susseguono come le stazioni: sempre quelle. Sì perché il treno viaggia sui binari e passa sempre dagli stessi punti per arrivare sempre alle stesse mete. E così fanno anche le sinapsi del mio cervello correndo sui binari stra-conosciuti del programmare, commentare, darmi ordini, prefigurare e via via sempre più giù, per il ripido pendio della separazione interiore.
Mi separo da me perché divento i miei pensieri. Non vedo e non sento nient’altro, sono avviluppata in quella continua autovalutazione di me, di te e del mondo, per illudermi di aver costruito una vita sicura, di aver fatto bene, di meritare. Ma non respiro e il mio corpo sembra disabitato. Dove sono? Dove sono?!
Uuuuhhhh!!! Un fischio potentissimo risuona lungo e ineludibile: il treno riparte. E succede qualcosa.
Succede che prendo al volo quel fischio come una liana per uscire dalla palude; e ritorno. Ritorno presente, ritorno senziente, ritorno adesso, su questo sedile, con le mie scarpe comode e la percezione del calore nel mio corpo. Nella testa ora c’è spazio e un quasi totale silenzio.
Non so quanto la mia vita sia al sicuro ma non è questo quello di cui ho bisogno. Lo sento dal piacere che provo nel ritrovarmi.
E’ stato il fischio del treno o il gong della meditazione?
Una vita alla ricerca di me.
“La terapia è un viaggio alla scoperta di sé.
Non è rapido, né facile, né privo di paure.
In certi casi può prendere l’intera esistenza, ma la ricompensa è la percezione che la tua vita non sia passata invano”. – A. Lowen